ATTI DELL'ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
ANNO CCCXCVII - 2000
CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE


UN AMULETO EGIZIO-FILISTEO DA CUPRA MARITTIMA
Nota di Giuseppina Capriotti Vittozzi e Giovanni Garbini
presentata dal Socio Nazionale G.GARBINI




Contenuto/abstract
Testo G.Capriotti Vitozzi
Testo G. Garbini
Note
Bibliografia


Testo di G. Garbini

L'eccezionale documento epigrafico qui presentato dalla signora Giuseppina Capriotti si fa notare innanzi tutto per la netta differenza di lavorazione che distingue le varie parti. I tre geroglifici egiziani della faccia B sono tracciati con mano sicura e con una certa eleganza, come mostra la schematica ma pur naturalistica figura dell’uccello; anche la loro disposizione nello spazio risulta armonicamente equilibrata. Appare evidente che l'incisore era un artigiano di notevole abilità. Sulla faccia opposta la situazione è completamente diversa; che il disegno sia stato tracciato da una mano maldestra è rivelato immediatamente dalla scarsa precisione con cui è stato risparmiato lo spazio sui lati corti e con cui sono stati disposti i dieci cerchietti; anche le due linee parallele che dividono lo spazio centrale in due riquadri hanno un andamento approssimativo, non diversamente da quelle che in maniera irregolare corrono sui lati lunghi. Grossolano appare anche il tracciato dei singoli segni che occupano il riquadro maggiore, mentre nel riquadro minore i segni appaiono tracciati da una mano più sicura di quella che ha riempito il riquadro maggiore. Anche in questo minuscolo oggetto si ritrovano le differenze stilistiche che intercorrono tra i prodotti originali egiziani e le loro rozze imitazioni eseguite in territorio palestinese.

Se è stato relativamente agevole riconoscere la brevissima epigrafe egiziana sulla faccia B, non è invece possibile offrire una lettura soddisfacente dei due registri della faccia A. La signora Capriotti ha avanzato l'ipotesi che nel riquadro maggiore possano ritrovarsi, sia pure con un aspetto più irregolare, gli stessi geroglifici presenti sulla faccia B; tale lettura appare plausibile, ma non si può escludere la possibilità che si tratti di simboli grafici appartenenti a un diverso sistema di scrittura. Il segno sulla destra che in egiziano potrebbe essere i’ offre qualche analogia con il segno RI della cosiddetta lineare B, con il tratto inferiore, costituito da un angolo e una lineetta orizzontale, scritto separatamente sulla sinistra anziché sotto. Anche il possibile geroglifico mn potrebbe essere identificato con un segno della lineare B, e precisamente con NO, formato da quattro tratti verticali poggianti su uno o due trattini orizzontali poggianti a loro volta, ma non sempre, sopra un piccolo angolo (Fig. 4). La presenza o meno di questi tratti grafici minori e la loro diversa posizione rispetto al nucleo grafico principale, documentate dalle varianti grafiche riportate nella figura ora citata, rendono plausibile una identificazione formale del segno al centro del riquadro maggiore dell’amuleto con il miceneo NO (l’'angolo in basso a destra potrebbe appartenere sia al primo sia al secondo dei due segni). Identità di forma non significa ovviamente identità di lettura, anche perché non conosciamo i principi grafici soggiacenti a questo tipo di scritture: principi presumibilmente più complessi di quanto si ritenga, non essendo possibile considerare varianti puramente grafiche lasciate all’iniziativa dei singoli scribi le diverse forme con cui si presentano, ad esempio, i segni DI, ME, NE., I, JO, PI, A3, NO, RA, KU(27). A quanto è dato vedere, la scrittura della faccia A del presente amuleto e quella dei due sigilli filistei di cui parleremo tra poco offre esempi di composizione grafica analoga ma in misura maggiore rispetto alla micenea lineare B.

Nel riquadro minore della faccia A si vede sulla destra un segno che richiama il primo geroglifico della faccia B ma che nello stesso tempo è ben rapportabile al miceneo WO; a sinistra è ben disegnata una forchetta a quattro punte, che trova riscontro nella parte superiore sia del miceneo NO sia di un segno ripetuto due volte nel sigillo cilindrico di Asdod (Fig. 4). Sfuggono invece a qualsiasi confronto i due trattini obliqui che si trovano tra i due segni; potrebbe trattarsi di particolari grafici da unire a uno o a entrambi i segni oppure di indicazioni numeriche o di altra natura: bisogna infatti tener presente che ci troviamo di fronte a un amuleto, quindi a un oggetto con valore magico, e non a un semplice testo scritto.

In conclusione, si può affermare che pur sottraendosi a qualsiasi tentativo di lettura i segni visibili sulla faccia A dell’amuleto ci riportano a un tipo di scrittura che potremmo definire «miceneizzante» con forti affinità con la lineare B. Ora, ritrovare insieme su un unico oggetto una scritta egiziana e segni riferibili, anche se in maniera non precisa, alla scrittura micenea ci riporta a un orizzonte culturale ben determinahile storicamente: quello della Palestina posteriore all'insediamento dei cosiddetti popoli del mare, i quali conobbero un processo abbastanza rapido di acculturazione con l’ambiente locale. In altri termini, l'amuleto di Cupra Marittima rivela immediatamente la sua origine palestinese, che per il periodo compreso tra il XII e il X sec .a.C. vuol dire di fatto filistea (nonostante le apparenze, i termini “palestinese”e “filisteo”’sono perfettamente equivalenti sul piano linguistico). L'elemento che costituisce il più saldo legame tipologico tra l'amuleto di Cupra e il sigillo a stampo di Asdod è il fatto che la superficie scritta dei due oggetti è divisa in due riquadri di diverse dimensioni e che i segni in questi contenuti sono disposti con diverse direzioni di scrittura: nei sigillo di Asdod i due segni sulla sinistra appaiono ruotati di 90o rispetto a quelli sulla destra, nell'amuleto di Cupra la rotazione e di 180o se sono valide l’'nterpretazione egiziana o quella “miceneizzante” per il riquadro maggiore; non si può però escludere una possibilità di lettura diversa dando all’oggetto una rotazione di 90o.

Nonostante tutte le incertezze interpretative, appare difficile dubitare che l'amuleto di Cupra Marittima provenga in ogni caso da un ambiente nel quale a una dominante cultura egiziana si trova affiancata una cultura di origine egeo-anatolica quale era appunto quella che si manifestò in Palestina dall'inizio del XII sec. a.C. fin verso il X secolo dopo l'insediamento nella regione dei vari popoli del mare; tra questi ben presto emersero, militarmente e politicamente, i filistei la cui origine cretese, esplicitamente affermata dall'Antico Testamento, è stata largamente confermata dallo studio della loro cultura(28). Una presenza filistea sulla costa marchigiana tra la fine del Il e l’inizio del I millennio a.C., suggerita dal toponimo Asculum(29), incomincia perciò a diventare qualcosa più di un'ipotesi, tanto più che le fonti antiche concorrono nell'indicare proprio nella città di Ascalona la protagonista dell'espansione commerciale levantina nel Mediterraneo tra la fine del Il e l’inizio del I millennio a.C. L'importanza commerciale dell'Adriatico nel lI millennio a.C. era affidata non soltanto alla via dell'ambra ma anche e specialmente a quella dei metalli che venivano dall'Europa settentrionale, come aveva già rilevato a suo tempo Gordon Childe(30): un commercio che interessava particolarmente le città fenicie, come dimostrano sporadici ma interessanti documenti epigrafici riferibili al XIII-XII sec .a.C(31). (G. Garbini)



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