Testo di G. Capriotti Vitozzi
Nel corso di una ricerca sulla presenza di oggetti di
produzione o ispirazione egizia nel medio versante
adriatico, è emersa lesistenza di una
minuscola tavoletta iscritta conservata da molti anni
presso privati(1) e rinvenuta
durante lavori agricoli sulle pendici nord della falesia
di Marano a Cupra Marittima, in un area riconosciuta come
necropoli picena. Loggetto è stato trovato
nei pressi di un impianto di supporto della linea
elettrica e probabilmente proveniva da strati profondi
sconvolti dallinstallazione.
La
tavoletta misura 34 mm di lunghezza, 22 mm di larghezza, 5
mm circa di spessore(2) è
inserita in una cornice in metallo decorata da una
filigrana a cordoncino ben conservata, anche se in un
punto si è deformata staccandosi dal supporto.
Lanalisi attraverso le foto non permette di
identificare con certezza i materiali, tuttavia si possono
tentare delle ipotesi: il metallo potrebbe essere argento.
Il modo nel quale sono tracciati i segni sulla tavoletta
lascia supporre un materiale tenero: si osservino in
particolare i piccoli cerchi decorativi in alto e in basso
sul lato A; attualmente, però, l'oggetto sarebbe
molto resistente, al punto di non essere facilmente
scalfito da un ago d'acciaio. Tale osservazione, se
veritiera, rende improbabile che si tratti di terracotta;
potrebbe essere invece enstatite, usata frequentemente per
produrre amuleti e sigilli di tipo egizio: la ben
conosciuta steatite, pietra tenera spesso adoperata in
Egitto per lavori piccoli e minuziosi e poi impreziosita
da un'invetriatura, poteva essere cotta ottenendo così
un materiale molto più resistente , detto
enstatite(3). Il lato B della tavoletta, nei margini
meglio protetti dalla cornice, sembra conservare tracce di
un invetriatura rossastra.
Il
lato A (Fig. 1) della
tavoletta presenta, lungo i lati brevi, una decorazione a
piccoli cerchi allineati, cinque per ogni lato; lungo i
lati lunghi si nota un doppia incisione: questa sorta di
cornice inquadra uniscrizione in segni piuttosto
rozzamente tracciati, divisa in due registri da una doppia linea.
Il
lato B (Fig. 2)
del sigillo cuprense porta una breve iscrizione
geroglifica contenente sicuramente il nome del dio Amon:
da destra si trova il segno i, quindi un uccello che si
può identificare con loca attribuendogli il
valore z3, infine il segno mn. La combinazione potrebbe
aver riprodotto, anche se un po maldestramente,
parte della titolatura regale egizia ampiamente diffusa
anche attraverso gli scarabei, e precisamente il titolo z3
imn, "figlio di Amon(4)".
Va inoltre considerata la possibilità che il segno
dell'uccello non abbia il valore z3 "figlio",
bensì sia parte integrante del nome divino in
quanto l'oca era uno degli animali sacri al dio.
Tornando
ad osservare la faccia A della tavoletta, anche alla luce
della più comprensibile faccia B, non si può
tralasciare lanalogia che i segni del registro
maggiore presentano rispetto ai geroglifici componenti il
nome di Amon: da destra si può forse riconoscere la
foglia di canna, anche se rovesciata, che sta per 4 di seguito,
in alto, una rozza rappresentazione del segno mn,
sottolineato in basso da un doppio tratto, in modo
piuttosto simile al lato B.
La
tavoletta di Cupra, dunque, pur mostrando due facce ben
diverse dal punto di vista grafico e dellimpaginazione,
presenta tratti che sembrano almeno parzialmente simili
sui due lati. Da una parte uniscrizione chiaramente
egizia, dallaltra, assimilati in un contesto
diverso, forse gli stessi segni geroglifici. Tali
singolari caratteristiche pongono il problema dellorigine
delloggetto.
Lamuleto
di Cupra è stato creato in un ambiente, che non era
probabilmente l'Egitto, nel quale era tuttavia conosciuta
la scrittura egizia, anche se forse solo superficialmente.
Lambito culturale che può aver creato un tale
oggetto può essere individuato in Palestina. Essa è
rimasta per millenni sotto il pesante influsso egizio e
per lunghi periodi sotto il diretto controllo politico
dellEgitto; dal suo territorio proviene un gran
numero di sigilli, amuleti, scarabei di tipo egizio, anche
in enstatite(5), molti dei quali
probabilmente prodotti localmente fin dalla prima metà
del II millennio a.C.(6),
unampia produzione appartiene al periodo tra la fine
del Tardo Bronzo e gli inizi dellEtà del
Ferro(7). Allinterno di
questa ricca categoria di oggetti, degli esemplari si
riconoscono più immediatamente come produzioni non
egizie per lo stile o la presenza di elementi
esplicitamente eterogenei. come ad esempio iscrizioni fenicie:
alcuni di questi oggetti sono stati
riconosciuti da G. Garbini come di ambiente filisteo(8).
Il nome del dio egizio Amon si trova spesso sugli scarabei
e anche su sigilli di forma rettangolare ben confrontabili
con loggetto di Cupra, diffusi in Palestina(9);
il nome divino andrebbe riconosciuto anche in numerose
crittografie, tra le quali la diffusissima combinazione di
segni leggibile anche mnhpr-rc
(10);
Amon compare anche su sigilli "a piramide",
creati in Palestina allinizio dellEtà
del Ferro (11).
La diffusione della divinità egizia in Palestina va
compresa tenendo conto anche della costruzione a Gaza di
un tempio dedicato alla divinità tebana, voluto da
Ramesse III (pap. Harris I 9, 1-3)(12).
Al riguardo, un oggetto di grande interesse è uno
scarabeo da Tell Fara (sud), datato agli inizi dell'Età
del Ferro(13); L'immagine
rappresentata sui lato piatto, pur ricalcando la tipica
iconografia egizia di figure umane stanti, luna di
fronte allaltra, non è uscita dalla mano di
un artigiano egizio: a sinistra un personaggio indossa un
gonnellino e un alto copricapo, in tutto simile a quello
che identifica i Filistei tra i popoli del mare
raffigurati sui muri di Medinet Habu; nella mano destra
tiene un segno cnh; a destra sta una figura dalla testa
d'ariete coronata da due alte piume, nella mano sinistra
tiene un bastone o scettro(?); ambedue i personaggi
reggono un segno cnh che rappresenta il centro della
composizione. In alto, tra le due figure, danneggiata da
una frattura, si può vedere la leggenda geroglifica
mn-hpr-rc mr(y)-ìmn (una parte delliscrizione
potrebbe essere caduta per la frattura), dove ricorre il
nome di incoronazione di Thutmosi III (Menkheperra; per
questa combinazione di segni si ricordi anche il possibile
valore crittografico - cf. nota 10)
seguito dalla definizione "amato di Amon.
Se la figura di destra è chiaramente
identificabile con Amon, forse Amon di Gaza, quella di
sinistra rappresenta probabilmente un principe filisteo
che riceve dal dio il segno della vita; l'iscrizione, pur
contenendo elementi di repertorio, legandosi all'immagine,
assegna al personaggio filisteo degli attributi di origine faraonica.
In conclusione, la tavoletta cuprense ben si inserisce nel
contesto della Palestina tra la fine del Tardo Bronzo e
gli inizi dellEtà del Ferro: si tratta di un
oggetto chiaramente influenzato da sigilli di tipo egizio
ampiamente diffusi sul territorio, in particolare quelli
di forma rettangolare(14);
inoltre, come lo scarabeo di Teli Fara, il sigillo di
Cupra potrebbe attestare la diffusa devozione al dio Amon
nellambiente filisteo. Il nostro amuleto sembra
mostrare una singolare corrispondenza rispetto al sigillo
di Tell Fara: come in questo la figura del dio Amon si
inserisce in un contesto iconografico egittizzante ma non
egizio, così nella tavoletta cuprense il nome della
divinità sembra integrarsi in un ambito grafico non
egizio. La difficoltà di analisi e comprensione
della faccia A nella sua completezza rende azzardata
qualsiasi conclusione certa; resta un interrogativo: è
possibile supporre che il nome di Amon, nel riconoscimento
della sua sacralità, sia stato trasposto in un
altro ambito grafico e linguistico?
Il ritrovamento nel territorio dellantica Cupra
Maritima di un tale oggetto apre ampi orizzonti di studio
e riflessione. Larea di Cupra Marittima è
archeologicamente molto ricca (Fig.
3); oltre alle necropoli e ad una stipe votiva
(15),
sono stati individuati due abitati
(16):
uno di questi sarebbe attestato da recenti rinvenimenti di
superficie di materiale domestico
(17).
La situazione geo grafica di Cupra era favorevole ai
contatti con l'esterno. Il medio versante adriatico
corrispondente al territorio piceno presenta, fin via
epoche piuttosto remote, importanti scambi commerciali con
aree lontane(18).
Nella tarda Età del Bronzo europea (XIIX sec.
a.C.) una importante via dell'ambra giungeva dal Baltico,
dalle foci della Vistola fino allAlto Adriatico
attraverso il Passo di Tarvisio e il corso dell'Isonzo
(19);
tale commercio aveva nell'area picena un
importante nodo. La
frequentazione micenea della costa, forse stimolata dal
commercio dell'ambra, è testimoniata dalla ceramica
micenea rinvenuta a Monsampolo e al Montagnolo di Ancona;
non è da escludere inoltre un interessamento della navigazione fenicia
(20).
Il trovamento dell'amuleto di Cupra si inserisce in un
ambito geografico di fitta frequentazione orientale anche
nei secoli successivi, come e attestato
dall'orientalizzante piceno; ciò rimette in
discussione l'origine della dea Cupra, che gli autori
antichi riferivano ad Afrodite Cypria
(21).
Il santuario di Cupra era prospiciente il mare e in
prossimita vii un importante approdo: le strutture romane
e la testimonianza dell intervento di Adriano
(22)
ne tramandano limportanza. Sullorigine del
tempio, Strabone narra che esso era stato fondato da
Tirreni (Y, 4, 2). Silio Italico, nominando i più
importanti siti della zona picena, cita Cupra con il suo
tempio ed Ancona, rivale di Sidone per la sua porpora;
riporta inoltre la leggenda secondo la quale anticamente
il territorio sarebbe stato in mano ai Pelasgi detti Asili
dal nome del re Aesis
(23),
che avrebbe poi designato anche un fiume locale
(24)
(Punica VIII, 430-445). é interessante notare come
B.F. Mostardi abbia tentato di stabilire un legame tra
questi nomi e Cipro (Alasia)(25).
Le fonti antiche, pur vaghe, sembrano delineare, sulla
costa picena, una presenza dei cosiddetti popoli del mare
(26)
collocando la fondazione del tempio di Cupra nellambito
della loro azione, e questo è il quadro storico che
le scoperte e gli studi recenti vanno rivelando.
(G. Capriotti Vitozzi)
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