ATTI DELL'ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
ANNO CCCXCVII - 2000
CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE


UN AMULETO EGIZIO-FILISTEO DA CUPRA MARITTIMA
Nota di Giuseppina Capriotti Vittozzi e Giovanni Garbini
presentata dal Socio Nazionale G.GARBINI




Contenuto/abstract
Testo G.Capriotti Vitozzi
Testo G. Garbini
Note
Bibliografia


Testo di G. Capriotti Vitozzi

Nel corso di una ricerca sulla presenza di oggetti di produzione o ispirazione egizia nel medio versante adriatico, è emersa l’esistenza di una minuscola tavoletta iscritta conservata da molti anni presso privati(1) e rinvenuta durante lavori agricoli sulle pendici nord della falesia di Marano a Cupra Marittima, in un area riconosciuta come necropoli picena. L’oggetto è stato trovato nei pressi di un impianto di supporto della linea elettrica e probabilmente proveniva da strati profondi sconvolti dall’installazione.

La tavoletta misura 34 mm di lunghezza, 22 mm di larghezza, 5 mm circa di spessore(2) è inserita in una cornice in metallo decorata da una filigrana a cordoncino ben conservata, anche se in un punto si è deformata staccandosi dal supporto. L’analisi attraverso le foto non permette di identificare con certezza i materiali, tuttavia si possono tentare delle ipotesi: il metallo potrebbe essere argento. Il modo nel quale sono tracciati i segni sulla tavoletta lascia supporre un materiale tenero: si osservino in particolare i piccoli cerchi decorativi in alto e in basso sul lato A; attualmente, però, l'oggetto sarebbe molto resistente, al punto di non essere facilmente scalfito da un ago d'acciaio. Tale osservazione, se veritiera, rende improbabile che si tratti di terracotta; potrebbe essere invece enstatite, usata frequentemente per produrre amuleti e sigilli di tipo egizio: la ben conosciuta steatite, pietra tenera spesso adoperata in Egitto per lavori piccoli e minuziosi e poi impreziosita da un'invetriatura, poteva essere cotta ottenendo così un materiale molto più resistente , detto enstatite(3). Il lato B della tavoletta, nei margini meglio protetti dalla cornice, sembra conservare tracce di un invetriatura rossastra.

Il lato A (Fig. 1) della tavoletta presenta, lungo i lati brevi, una decorazione a piccoli cerchi allineati, cinque per ogni lato; lungo i lati lunghi si nota un doppia incisione: questa sorta di cornice inquadra un’iscrizione in segni piuttosto rozzamente tracciati, divisa in due registri da una doppia linea.

Il lato B (Fig. 2) del sigillo cuprense porta una breve iscrizione geroglifica contenente sicuramente il nome del dio Amon: da destra si trova il segno i, quindi un uccello che si può identificare con l’oca attribuendogli il valore z3, infine il segno mn. La combinazione potrebbe aver riprodotto, anche se un po’ maldestramente, parte della titolatura regale egizia ampiamente diffusa anche attraverso gli scarabei, e precisamente il titolo z3 imn, "figlio di Amon(4)". Va inoltre considerata la possibilità che il segno dell'uccello non abbia il valore z3 "figlio", bensì sia parte integrante del nome divino in quanto l'oca era uno degli animali sacri al dio.

Tornando ad osservare la faccia A della tavoletta, anche alla luce della più comprensibile faccia B, non si può tralasciare l’analogia che i segni del registro maggiore presentano rispetto ai geroglifici componenti il nome di Amon: da destra si può forse riconoscere la foglia di canna, anche se rovesciata, che sta per 4 di seguito, in alto, una rozza rappresentazione del segno mn, sottolineato in basso da un doppio tratto, in modo piuttosto simile al lato B.

La tavoletta di Cupra, dunque, pur mostrando due facce ben diverse dal punto di vista grafico e dell’impaginazione, presenta tratti che sembrano almeno parzialmente simili sui due lati. Da una parte un’iscrizione chiaramente egizia, dall’altra, assimilati in un contesto diverso, forse gli stessi segni geroglifici. Tali singolari caratteristiche pongono il problema dell’origine dell’oggetto.

L’amuleto di Cupra è stato creato in un ambiente, che non era probabilmente l'Egitto, nel quale era tuttavia conosciuta la scrittura egizia, anche se forse solo superficialmente. L’ambito culturale che può aver creato un tale oggetto può essere individuato in Palestina. Essa è rimasta per millenni sotto il pesante influsso egizio e per lunghi periodi sotto il diretto controllo politico dell’Egitto; dal suo territorio proviene un gran numero di sigilli, amuleti, scarabei di tipo egizio, anche in enstatite(5), molti dei quali probabilmente prodotti localmente fin dalla prima metà del II millennio a.C.(6), un’ampia produzione appartiene al periodo tra la fine del Tardo Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro(7). All’interno di questa ricca categoria di oggetti, degli esemplari si riconoscono più immediatamente come produzioni non egizie per lo stile o la presenza di elementi esplicitamente eterogenei. come ad esempio iscrizioni fenicie:

alcuni di questi oggetti sono stati riconosciuti da G. Garbini come di ambiente filisteo(8). Il nome del dio egizio Amon si trova spesso sugli scarabei e anche su sigilli di forma rettangolare ben confrontabili con l’oggetto di Cupra, diffusi in Palestina(9); il nome divino andrebbe riconosciuto anche in numerose crittografie, tra le quali la diffusissima combinazione di segni leggibile anche mnhpr-rc (10); Amon compare anche su sigilli "a piramide", creati in Palestina all’inizio dell’Età del Ferro (11). La diffusione della divinità egizia in Palestina va compresa tenendo conto anche della costruzione a Gaza di un tempio dedicato alla divinità tebana, voluto da Ramesse III (pap. Harris I 9, 1-3)(12). Al riguardo, un oggetto di grande interesse è uno scarabeo da Tell Fara (sud), datato agli inizi dell'Età del Ferro(13); L'immagine rappresentata sui lato piatto, pur ricalcando la tipica iconografia egizia di figure umane stanti, l’una di fronte all’altra, non è uscita dalla mano di un artigiano egizio: a sinistra un personaggio indossa un gonnellino e un alto copricapo, in tutto simile a quello che identifica i Filistei tra i popoli del mare raffigurati sui muri di Medinet Habu; nella mano destra tiene un segno cnh; a destra sta una figura dalla testa d'ariete coronata da due alte piume, nella mano sinistra tiene un bastone o scettro(?); ambedue i personaggi reggono un segno cnh che rappresenta il centro della composizione. In alto, tra le due figure, danneggiata da una frattura, si può vedere la leggenda geroglifica mn-hpr-rc mr(y)-ìmn (una parte dell’iscrizione potrebbe essere caduta per la frattura), dove ricorre il nome di incoronazione di Thutmosi III (Menkheperra; per questa combinazione di segni si ricordi anche il possibile valore crittografico - cf. nota 10) seguito dalla definizione "amato di Amon”.

Se la figura di destra è chiaramente identificabile con Amon, forse Amon di Gaza, quella di sinistra rappresenta probabilmente un principe filisteo che riceve dal dio il segno della vita; l'iscrizione, pur contenendo elementi di repertorio, legandosi all'immagine, assegna al personaggio filisteo degli attributi di origine faraonica.

In conclusione, la tavoletta cuprense ben si inserisce nel contesto della Palestina tra la fine del Tardo Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro: si tratta di un oggetto chiaramente influenzato da sigilli di tipo egizio ampiamente diffusi sul territorio, in particolare quelli di forma rettangolare(14); inoltre, come lo scarabeo di Teli Fara, il sigillo di Cupra potrebbe attestare la diffusa devozione al dio Amon nell’ambiente filisteo. Il nostro amuleto sembra mostrare una singolare corrispondenza rispetto al sigillo di Tell Fara: come in questo la figura del dio Amon si inserisce in un contesto iconografico egittizzante ma non egizio, così nella tavoletta cuprense il nome della divinità sembra integrarsi in un ambito grafico non egizio. La difficoltà di analisi e comprensione della faccia A nella sua completezza rende azzardata qualsiasi conclusione certa; resta un interrogativo: è possibile supporre che il nome di Amon, nel riconoscimento della sua sacralità, sia stato trasposto in un altro ambito grafico e linguistico?

Il ritrovamento nel territorio dell’antica Cupra Maritima di un tale oggetto apre ampi orizzonti di studio e riflessione. L’area di Cupra Marittima è archeologicamente molto ricca (Fig. 3); oltre alle necropoli e ad una stipe votiva (15), sono stati individuati due abitati (16): uno di questi sarebbe attestato da recenti rinvenimenti di superficie di materiale domestico (17). La situazione geo grafica di Cupra era favorevole ai contatti con l'esterno. Il medio versante adriatico corrispondente al territorio piceno presenta, fin via epoche piuttosto remote, importanti scambi commerciali con aree lontane(18). Nella tarda Età del Bronzo europea (XII—X sec. a.C.) una importante via dell'ambra giungeva dal Baltico, dalle foci della Vistola fino all’Alto Adriatico attraverso il Passo di Tarvisio e il corso dell'Isonzo (19); tale commercio aveva nell'area picena un importante nodo. La frequentazione micenea della costa, forse stimolata dal commercio dell'ambra, è testimoniata dalla ceramica micenea rinvenuta a Monsampolo e al Montagnolo di Ancona; non è da escludere inoltre un interessamento della navigazione fenicia (20). Il trovamento dell'amuleto di Cupra si inserisce in un ambito geografico di fitta frequentazione orientale anche nei secoli successivi, come e attestato dall'orientalizzante piceno; ciò rimette in discussione l'origine della dea Cupra, che gli autori antichi riferivano ad Afrodite Cypria (21). Il santuario di Cupra era prospiciente il mare e in prossimita vii un importante approdo: le strutture romane e la testimonianza dell intervento di Adriano (22) ne tramandano l’importanza. Sull’origine del tempio, Strabone narra che esso era stato fondato da Tirreni (Y, 4, 2). Silio Italico, nominando i più importanti siti della zona picena, cita Cupra con il suo tempio ed Ancona, rivale di Sidone per la sua porpora; riporta inoltre la leggenda secondo la quale anticamente il territorio sarebbe stato in mano ai Pelasgi detti Asili dal nome del re Aesis (23), che avrebbe poi designato anche un fiume locale (24) (Punica VIII, 430-445). é interessante notare come B.F. Mostardi abbia tentato di stabilire un legame tra questi nomi e Cipro (Alasia)(25). Le fonti antiche, pur vaghe, sembrano delineare, sulla costa picena, una presenza dei cosiddetti popoli del mare (26) collocando la fondazione del tempio di Cupra nell’ambito della loro azione, e questo è il quadro storico che le scoperte e gli studi recenti vanno rivelando.

(G. Capriotti Vitozzi)



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